La Fine Dell'Eternita - Asimov Isaac. Страница 32

Capitolo Undicesimo: Un Circolo Completo

Fu con sorpresa che il Tecnico Harlan, uscendo dal cronoscafo al 575°, si trovo nel turno di notte. Non aveva notato il passaggio delle fisioore, nel suo frenetico peregrinare sui cronoscafi. Guardo, sgomento, i corridoi immersi nella penombra, le luci attenuate, il rallentamento generale di ogni attivita, nel momento in cui solo le squadre notturne erano in funzione.

Ma spronato dalla collera che lo divorava, Harlan non indugio a lungo nel corridoio. Si avvio verso i quartieri residenziali. Avrebbe trovato le stanze di Twissell, nel Livello dei Calcolatori, esattamente come aveva trovato quelle di Finge nel 482°, e non temeva di essere fermato.

La frusta neuronica era al sicuro nella sua tasca, ora, Si fermo davanti alla porta di Twissell: il nome del Calcolatore Anziano spiccava sulla targhetta, in lettere nitide e precise.

Harlan attivo il segnale della porta, appoggiando la mano umida di sudore sul pulsante, per rendere il segnale continuo. Pote udire il suono che veniva dall'interno, soffocato dalla porta.

Udi un passo leggero alle sue spalle, e lo ignoro, sicuro che l'uomo, chiunque fosse, lo avrebbe ignorato, grazie al miracoloso talismano che erano le sue insegne rosso-rosa di Tecnico.

Ma il rumore di passi si fermo, e una voce disse:

«Tecnico Harlan?»

Harlan si volse di scatto. Era un Calcolatore giovane, relativamente nuovo di quella Sezione. Harlan impreco mentalmente. Aveva dimenticato che ora non si trovava nel 482°. La non era semplicemente un Tecnico, ma era il Tecnico di Twissell, e i Calcolatori piu giovani, ansiosi di accattivarsi le simpatie e i favori del grande Twissell, trattavano con rispetto ed educazione perfino il suo Tecnico personale.

Il giovane Calcolatore disse:

«Desiderate vedere il Calcolatore Anziano Twissell?»

Harlan esito per un momento, e poi disse:

«Si, signore.» (Maledetto cretino! Per quale motivo credeva che una persona si fermasse davanti a una porta, suonando il campanello? Per prendere un cronoscafo, forse?)

«Ho paura che non vi sara possibile,» disse il Calcolatore.

«E una faccenda abbastanza importante per svegliarlo,» disse Harlan.

«Si, puo darsi,» disse l'altro, «Ma il Calcolatore Twissell e fuori Tempo. Non si trova nel 575°.»

«In quale Tempo si trova, allora?» domando Harlan, spazientito.

Il Calcolatore inarco le sopracciglia, con aria un po' altezzosa.

«Non posso certo saperlo.»

«Ma ho un appuntamento importantissimo… la prima cosa da fare, al mattino.»

«Voi avete un appuntamento,» disse il Calcolatore, e Harlan non riusci a comprendere l'espressione divertita dell'altro. Il Calcolatore prosegui, e adesso stava addirittura sorridendo, «Siete un po' in anticipo, no?»

«Ma devo assolutamente vederlo.»

«Sono sicuro che domattina sara qui.» Il sorriso si accentuo.

«Ma…»

Il Calcolatore passo oltre, evitando accuratamente ogni contatto con Harlan.

Harlan strinse i pugni, poi, lentamente, si costrinse a schiudere le dita. Segui con lo sguardo il Calcolatore che si allontanava, pieno di collera impotente, e poi, semplicemente perche non c'era altro da fare, s'incammino lentamente, senza quasi rendersi conto di quello che faceva, avviandosi verso la propria camera.

Il sonno di Harlan fu leggero e agitato. Si disse che aveva bisogno di dormire. Tento di rilassarsi con uno sforzo di volonta, e, naturalmente, non vi riusci. Il suo periodo di sonno fu una disordinata successione di pensieri inutili.

Il primo pensiero era quello di Noys.

Non avrebbero osato farle del male, penso, febbrilmente. Non potevano rimandarla nel Tempo senza calcolare prima gli effetti di questo ritorno sulla Realta, e per fare questo sarebbero stati necessari dei giorni, forse delle settimane. L'alternativa era quella suggerita da Finge nel suo caso: sistemare la ragazza a bordo di un aereo, un attimo prima che si verificasse un incidente disastroso.

Non prese quella possibilita in seria considerazione. Non c'era alcuna necessita di passare a un'azione cosi drastica. Non avrebbero corso il rischio di inimicarsi completamente Harlan, facendo una cosa simile. (Nel silenzio di una camera immersa nel buio, e in quella fase di dormiveglia nella quale le cose diventano stranamente sproporzionate, Harlan non trovo niente di ridicolo nella sua opinione, secondo la quale l'onnipotente Consiglio d'Ogniquando non avrebbe mai osato inimicarsi un Tecnico, ferendone i sentimenti).

Naturalmente, una donna prigioniera poteva essere usata in tanti modi. Una bellissima donna, che veniva da una civilta edonistica…

Risolutamente, Harlan allontano questo pensiero, tutte le volte in cui esso si presentava alla sua mente. Era nello stesso tempo piu probabile e piu inconcepibile della morte di Noys, e Harlan non voleva pensarci.

Poi penso a Twissell.

Il vecchio era fuori Tempo. Aveva lasciato il 575°. Dov'era nelle ore che avrebbe dovuto dedicare al sonno? Un vecchio ha bisogno di dormire. Harlan era sicuro di conoscere la risposta. Era in corso una consultazione tra i membri del Consiglio. A proposito di Harlan, di Noys, e della linea d'azione da seguire nei confronti di un Tecnico indispensabile che nessuno osava toccare.

Harlan strinse le labbra. Se Finge aveva fatto rapporto sul comportamento di Harlan, quella sera, nelle sue stanze, certo questo non avrebbe influito minimamente sulle valutazioni del Consiglio. La sua azione non poteva avere certamente peggiorato la sua gia lunga catena di delitti. Ne avrebbe potuto renderlo meno indispensabile.

E Harlan non era convinto del fatto che Finge avesse fatto rapporto. Ammettere di essere stato costretto a strisciare davanti a un Tecnico avrebbe coperto di ridicolo un Assistente Calcolatore… e forse Finge avrebbe taciuto, per salvare la propria reputazione.

Harlan penso ai Tecnici, come classe dell'Eternita, un gruppo del quale non aveva fatto realmente parte: la sua posizione abbastanza anomala di assistente di Twissell e di Istruttore lo aveva tenuto lontano dagli altri Tecnici. Ma non esisteva solidarieta tra i Tecnici, in ogni caso. Perche avrebbe dovuto essere altrimenti?

Perche lui era andato nel 482° e nel 575° senza mai vedere un altro Tecnico, o incontrandone qualcuno fuggevolmente, senza fermarsi? Perche essi dovevano evitarsi, perfino tra loro? Era proprio necessario comportarsi come se si accettasse la particolare condizione loro riservata nell'Eternita, quella condizione nella quale erano stati posti dalla superstizione degli altri Specialisti e non Specialisti?

In cuor suo, Harlan aveva gia dato per scontata la capitolazione del Consiglio ai suoi voleri, per quanto riguardava Noys, e cosi la sua mente stava formulando nuove richieste. Il Consiglio avrebbe dovuto autorizzare i Tecnici a formare una loro organizzazione, con regolari riunioni… avrebbe dovuto imporre una maggiore amicizia verso di loro, avrebbe dovuto dare loro un trattamento pari a quello degli altri membri dell'Eternita.

Il suo ultimo pensiero cosciente lo aveva visto diventare un eroico rivoluzionario sociale, con Noys al fianco, acclamato dagli altri Tecnici; poi, finalmente, era sprofondato nel sonno, un breve sonno senza sogni…

Fu svegliato dal campanello della porta. Lo chiamava, bisbigliando con rauca, metallica impazienza. Cerco di rimettere ordine nei suoi pensieri, di aprire gli occhi, e diede un'occhiata all'orologio che si trovava accanto al suo letto; guardo l'orologio e gemette, sommessamente.

Padre Tempo! Dopo tutto quello che era capitato, dopo tutte le sue aspettative, aveva dormito piu a lungo del dovuto!

Mosse la mano a tentoni, premette un pulsante che si trovava poco sopra il letto, e il pannello visore, sopra la porta, divento trasparente. Non riconobbe il volto, ma chiunque fosse aveva un'espressione autorevole.

Apri la porta, e l'uomo, che portava il distintivo arancione dell'Amministrazione, entro nella stanza.

«Tecnico Andrew Harlan?»

«Si, Amministratore? Avete qualcosa da dirmi?»

L'Amministratore non parve minimamente colpito dall'arroganza di quella domanda.

«Avete un appuntamento con il Calcolatore Anziano Twissell?»

«Ebbene?»

«Sono venuto qui per informarvi che siete in ritardo.»

Harlan spalanco gli occhi.

«Cosa significa? Voi non siete del 575°, vero?»

«Il mio posto e nel 222°,» disse l'altro, gelido. «Sono l'Assistente Amministratore Arbut Lemm. Ho la responsabilita dell'organizzazione, e cerco di evitare ogni indebita eccitazione con questa visita personale; sarebbe inopportuno notificare ufficialmente la cosa attraverso il Comunicatore Centrale.»

«Quale organizzazione? Quale eccitazione? Cosa significa tutto questo? Sentite, non e la prima volta che io vedo Twissell: e il mio diretto superiore. Non c'e nulla di strano.»

Per un momento, un'espressione di sorpresa altero i lineamenti impassibili dell'Amministratore.

«Non siete stato informato?»

«Ma di che cosa, in nome del Tempo?»

«Be', che una sottocommissione del Consiglio d'Ogniquando si riunisce in seduta qui, nel 575°. Mi hanno detto che la notizia ha fatto il giro della Sezione, e che non si parla d'altro da molte ore a questa parte.»

«E vogliono vedere me?» Subito dopo avere fatto questa domanda, Harlan penso: Naturalmente! Perche avrebbero organizzato questa seduta, se non per me?

E in quel momento capi il motivo del divertimento del giovane Calcolatore incontrato davanti alla porta di Twissell, la notte prima. Il Calcolatore era stato informato della riunione della commissione, e l'idea che un Tecnico avesse potuto pensare di vedere Twissell in un momento simile lo aveva molto divertito. Gia, molto divertente, penso Harlan, con amarezza.

L'Amministratore riprese:

«Ho ricevuto degli ordini. Non so altro.» E poi, evidentemente incapace di nascondere la propria sorpresa, «Voi non avete saputo nulla?»

«I Tecnici conducono una vita molto ritirata,» disse Harlan, ironicamente.

Cinque, oltre a Twissell! Tutti e cinque Calcolatori Anziani, nientemeno… Eterni da non meno di trentacinque anni.

Sei settimane prima, Harlan sarebbe stato sopraffatto dall'onore di sedere a colazione in compagnia di un simile gruppo di eletti, sarebbe stato ammutolito al pensiero della combinazione di responsabilita e potere che essi rappresentavano. Gli sarebbero sembrati dei giganti, delle figure uscite da una leggenda.

Ma adesso erano degli avversari, e, peggio ancora, dei giudici. Non aveva materialmente il tempo di lasciarsi impressionare dalla loro grandezza. Doveva preparare la sua strategia, e in fretta.